Inquinamento atmosferico. Cause e andamento dei gas serra
Quali sono le cause dell’inquinamento atmosferico? Quali sono i principali gas serra? C’è stata una riduzione negli anni nel nostro paese? Se sì, di quale entità? In questo articolo affronteremo l’andamento delle emissioni di gas serra in Italia, guardando a quanto è stato fatto finora e a quanto c’è ancora da fare.
Quali sono le cause principali dell’inquinamento atmosferico
Senza la pretesa di essere qui esaustivi, facciamo un breve accenno alle principali cause dell'inquinamento atmosferico. Per approfondire vi rimandiamo alla serie di articoli dedicati all'ambiente sul nostro Magazine.
Anzitutto va ricordato che le fonti di inquinamento si distinguono in primarie, ossia immesse nell'aria direttamente da una sorgente (esempio CO da combustione carente di ossigeno), e secondarie. Quest'ultime sono dovute al ricombinarsi degli inquinanti primari, è il caso ad esempio dell'ozono.
In secondo luogo è bene precisare che ci sono fonti di inquinamento naturali e artificiali, queste ultime, in quanto causate dall'uomo, sono quelle sulle quali possiamo intervenire.
Dopo queste precisazioni, vediamo alcune tra le principali fonti di inquinamento atmosferico:
- Combustione di combustibili fossili
- Combustione di biomasse
- Emissioni di industrie e fabbriche
- Riscaldamento degli edifici
- Impianti chimici e petrolchimici
- Attività agricole
- Trasporti
- Estrazione mineraria
Questo ci porta ovviamente direttamente al tema dei gas serra, ossia quei gas che sono responsabili dell'innalzamento della temperatura del pianeta.
Quali sono i gas serra
Sicuramente il più noto tra i gas serra è l’anidride carbonica (CO2), gli altri sono metano (CH4), protossido di azoto (N2O) e idrofluorocarburi (HFC), ossia i gas refrigeranti oggi più diffusi sul mercato. Normalmente nella misurazione dell’impatto di gas serra si utilizza come unità di misura la CO2 equivalente (CO2 eq), che misura a quanto equivale in CO2 una certa quantità di gas serra.
Dal 1990 al 2018, come si è comportata l’Italia
Iniziamo col dire che le emissioni totali di gas serra nel nostro paese, espresse in CO2 eq, dal 1990 al 2018 sono calate del 17,2%.
Scendiamo nei particolari partendo dalla CO2 che rappresenta circa l’81,4% del totale di emissioni di gas serra. In questo caso la diminuzione è stata del 20,5%. Il grafico seguente è particolarmente significativo in quanto mostra il disaccoppiamento tra consumo energetico/PIL e CO2 a partire dalla seconda metà del primo decennio degli anni 2000.
Mentre fino a circa il 2007 si ha una crescita di PIL, consumo energetico e relative emissioni di CO2, dalla crisi economica del 2008 si vede il crollo simultaneo dei tre indicatori. Con la ripresa economica però, diversamente da quanto ci si poteva aspettare, le emissioni di CO2 non riprendono, anzi, continuano a calare. Il principale motivo è la graduale sostituzione di combustibili ad alto contenuto di carbonio, come petrolio e carbone, con il gas metano ed energie rinnovabili.
Vediamo ora metano, protossido di azoto e idrofluorocarburi. Il CH4 rappresenta il 10,1% del totale delle emissioni e ha visto un decremento del 10,8% nel periodo considerato. L’N2O ammonta al 4,1% del totale e la decrescita delle sue emissioni è pari al 32%. Le emissioni di HFC, pur rappresentando il 3,9% del totale, sono quelle che destano preoccupazione, in quanto le uniche in controtendenza, con un marcato aumento delle emissioni.
Di seguito riportiamo i grafici delle emissioni di gas serra per settore.
Qual è l’obiettivo europeo rispetto ai gas serra
Il cambiamento climatico è tra le emergenze globali con la maggiore priorità, e un’ulteriore accelerazione in questo senso sta venendo dai piani di ripresa post Covid dell’Unione Europea, ma anche degli Stati Uniti, i quali prevedono larghi investimenti per la decarbonizzazione.
A seguito dell’accordo di Parigi, che vede l’impegno dei paesi a contenere l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali e ad attuare dei piani generali nazionali per raggiungere l’obiettivo dell’annullamento delle emissioni serra entra il secolo, l’Unione Europea ha rivisto in modo più stringente i propri obiettivi, portando dal 40 al 55% la riduzione di gas serra rispetto al 1990 da raggiungere entro il 2030.
Contemporaneamente è previsto di aumentare del 27% l’efficienza energetica e raggiungere una quota di energie rinnovabili sul totale pari al 27%.
Effetto Covid, cosa ci insegna
In attesa dell’uscita dei rapporti ISPRA aggiornati all’anno 2020, che vedrà quindi l’effetto del Covid sulle emissioni, alcune stime sono già disponibili per il primo trimestre del 2020 e segnalano un calo del 5-7% rispetto allo stesso periodo del 2019. Le riduzioni sono dovute principalmente al settore dei trasporti e in misura minore dal settore del riscaldamento e dei consumi energetici dovuti al blocco delle attività produttive.
Quando avremo i dati definitivi potremo sapere se l’Italia è riuscita a centrare gli obiettivi previsti per il 2020 e quali sono le stime per il 2030, anche alla luce delle misure che verranno attuate con il PNRR.
Certamente quello che va sottolineato è che l’effetto di riduzione delle emissioni dovuto al Covid non costituisce un contributo alla risoluzione dell’emergenza climatica in quanto ciò di cui abbiamo bisogno, come è oramai chiaro, è di misure strutturali. Misure del resto che quando applicate, come è stato nel corso degli anni che abbiamo esaminato in questo articolo, mostrano che una via verso il miglioramento è possibile.
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