Riscaldamento domestico: perché inquina?

Nel precedente articolo abbiamo parlato dell’inquinamento delle città e abbiamo individuato 4 fonti primarie, il traffico, il riscaldamento domestico, l’industria e l’agricoltura. In questo post vorremmo soffermarci sul riscaldamento con alcuni consigli per gestirne al meglio le emissioni.

Quali sono le emissioni del riscaldamento domestico?

Come abbiamo visto nell’articolo precedente, dal 1990 ad oggi si è verificato un generale calo delle emissioni in atmosfera. Ma come stanno le cose relativamente al settore del riscaldamento non industriale, che comprende principalmente il riscaldamento domestico accanto a quello commerciale e pubblico?

Purtroppo non bene, perché se si eccettuano le emissioni di SOx, questo settore si è mostrato in controtendenza rispetto agli altri, con aumenti significativi di emissioni in tutti i gas nocivi. Vediamoli nel dettaglio, analizzando la causa di questi incrementi.

Come abbiamo accennato l’SOx rappresenta un’eccezione, con un calo del 87% rispetto al 1990 ed un ammontare, nel totale delle emissioni di SOx, del 9%. Questa riduzione è stata dovuta alla sostituzione di carbone, diesel e gasolio con gas naturale e GPL. Inoltre va precisato che il carbone è stato bandito dall’uso nel riscaldamento residenziale e commerciale, mentre le percentuali di zolfo presenti in diesel e gasolio sono state ridotte notevolmente per legge nel corso degli anni.

Le note positive finiscono qui, come vedremo ora, NOx, NMVOC, CO, PM10 e PM2.5 hanno visto tutte un aumento considerevole per il settore residenziale/pubblico/commercio. Ecco i dettagli.

L’emissione del NOx è aumentata del 36%. I componenti volatili non metanici (NMVOC) sono aumentati del 71% arrivando a rappresentare il 19% del totale. Il monossido di carbonio è aumentato del 62% rispetto al 1990, contribuendo per il 64% del totale delle emissioni.

Per quanto riguarda PM2,5 e PM10 il settore in esame costituisce la principale fonte di emissioni con dati per nulla confortanti. Per le PM10 il il contributo è per il 55% del totale, con un incremento di circa il 41% rispetto al 1990. Stesso incremento per le PM2,5 che porta l’intero settore ad incidere per il 67% del totale.

inquinamento domestico per gas nocivi

Fonte: Rapporto Ispra - Informative Inventory Report 2020 - Italian Emission Inventory 1990-2018

La causa di questi incrementi risiede principalmente nell’impiego di biomassa (legno) o biocombustibili solidi (pellet) come combustibile per i sistemi di riscaldamento domestici. La promozione delle energie rinnovabili ha aumentato anche l’impiego delle biomasse in quanto appunto fonti rinnovabili, ma la strategia si è rilevata ad impatto negativo sulla qualità dell’aria.

A questo si aggiunge che l’adozione di nuove tecnologie per il riscaldamento residenziale non ha avuto la stessa accelerazione che si è verificata, ad esempio, nel settore del trasporto. Questo per due motivi principali: la vita media della caldaia e la mancanza di adeguati incentivi al rinnovo degli impianti (se si eccettuano i passi in questa direzione fatti proprio negli ultimi anni).

Perché va effettuata la manutenzione della caldaia

Spesso la manutenzione della caldaia è vista come un costo che si eviterebbe volentieri se non fosse obbligatorio. In realtà, la corretta e periodica manutenzione contribuisce a mantenere minime le emissioni consentendo un risparmio energetico. Come mai? Per capirlo dobbiamo fare un breve e semplificato accenno a come avviene la combustione.

In una combustione ideale combustibile e comburente sono presenti in misura tale che entrambi vengono utilizzati completamente traendo quindi il massimo dell’energia sotto forma di calore. Se prendiamo ad esempio il metano (CH4), avremmo una combustione perfetta se per ogni atomo di metano utilizzassimo 2 atomi di ossigeno come comburente, in modo da produrre come risultato calore più una molecola di CO2 e due di H2O.

Questo tipo di combustione è naturalmente un modello ideale, perché nella realtà viene utilizzata l’aria come comburente, che non contiene solo ossigeno, ed è molto difficile raggiungere un rapporto perfetto tra comburente e combustibile con la conseguente produzione di scarti di combustione nocivi.

controllo caldaia

Parte del lavoro di manutenzione di una caldaia è proprio quello di far sì che il processo di combustione che avviene al suo interno rimanga, nel corso degli anni, il più possibile vicino all’ideale riducendo le perdite di efficienza dovute alla normale usura.

La manutenzione pertanto ha due benefici: preserva l’efficienza della caldaia, e quindi porta ad un risparmio energetico; consente di monitorare e ridurre le emissioni nocive, salvaguardando l’ambiente.

Qual è la temperatura ideale in casa?

Se quindi un contributo al contenimento delle emissioni nel settore residenziale arriva senz’altro dalla revisione periodica della caldaia, un altro aiuto che ognuno di noi può dare è sull’impostazione della temperatura di comfort.

Va da sé che il livello di temperatura che si desidera avere in casa si porta appresso un corrispondente consumo di combustibile con le relative emissioni. Si è calcolato che dai 20 °C in su la spesa aumenti di circa 6/7% per grado. Ma c’è una temperatura consigliata da tenere?

L’OMS consiglia di non superare i 21 °C, che consentono di avere un livello di benessere ottimale in casa. Ognuno di noi potrà così verificare la differenza tra quanto consigliato e la temperatura tenuta. Voi come vi collocate? Avreste un risparmio, oppure tenete già un valore uguale o inferiore?

Vi è infine un’altra accortezza che possiamo osservare in tema di riscaldamento domestico, ossia l’impiego di un cronotermostato.

gestione riscaldamento domestico con cronotermostato

Va infatti notato che la caldaia, dopo un intervallo in cui è rimasta spenta, impiega più tempo ed energia per raggiungere un certo grado di calore, di quanti ne avrebbe utilizzati se fosse rimasta accesa.

Grazie alla possibilità di impostare una temperatura di comfort e una di riduzione e all’impiego delle fasce orarie per gestire accensione e spegnimento, il cronotermostato consente di ridurre i costi energetici, in quanto attiva il riscaldamento solo quando serve veramente. Inoltre l’impostazione di comfort e riduzione consente di ottimizzare il tempo per raggiungere la temperatura desiderata.


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